Una nuova ricerca mette sotto accusa alimenti e abitudini quotidiane “insospettabili”: ecco dove si nasconde il rischio autismo per le donne in gravidanza.
La dieta di una futura mamma può incidere sul cervello del suo bambino? E fino a che punto? La risposta, secondo un rivoluzionario studio condotto dall’Università di Copenaghen, è: più di quanto avremmo mai immaginato. Un’équipe di ricercatori danesi ha lanciato un allarme che sta facendo discutere il mondo scientifico (terrorizzando al tempo stesso molte famiglie): seguire una dieta in stile occidentale durante la gravidanza – ricca di grassi saturi, zuccheri raffinati e cibi industriali – potrebbe aumentare significativamente il rischio di disturbi dello spettro autistico e ADHD nei figli.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Metabolism, ha analizzato i dati di oltre 60.000 coppie madre-figlio. I risultati parlano chiaro: nei bambini le cui madri avevano seguito una dieta “occidentale” nei primi due trimestri di gravidanza, il rischio di sviluppare l’ADHD aumentava del 66%, mentre quello di disturbi dello spettro autistico saliva fino al 122%. Percentuali impressionanti, che mettono sotto i riflettori un periodo cruciale dello sviluppo fetale.
Il cervello si forma anche a tavola: il nesso tra gravidanza, alimentazione e autismo
Gli scienziati hanno individuato ben 43 metaboliti – sostanze derivate dai processi metabolici – nel sangue delle madri, strettamente legati alle abitudini alimentari. Di questi, 15 sono risultati strettamente connessi a un maggior rischio di ADHD. Secondo i ricercatori, molti di questi composti influenzano l’infiammazione e lo stress ossidativo, due fattori chiave nella formazione del sistema nervoso del feto. In altre parole: ciò che una madre mangia potrebbe influire sul modo in cui il cervello del bambino si sviluppa fin dai primi mesi.

Il dato ancora più preoccupante è che i maggiori effetti negativi si registrano nel primo e nel secondo trimestre, quando spesso le donne non sono ancora del tutto consapevoli dell’importanza di una dieta mirata. Eppure, bastano piccoli aggiustamenti per fare la differenza: più frutta, verdura, cereali integrali, pesce azzurro, e meno cibi confezionati e zuccheri semplici.
Lo studio in questione riapre anche il dibattito sulle attuali linee guida nutrizionali per le donne in gravidanza, che in molti Paesi non tengono pienamente conto degli effetti a lungo termine della dieta sullo sviluppo neurologico del bambino. In un momento in cui si cerca di comprendere meglio le origini dei disturbi del neurosviluppo, la tavola si conferma un potente – e spesso sottovalutato – fattore ambientale.